La storica altalena tra veneziani e padovani sul fiume Brenta
(di Alessandra Griguolo)
In bilico tra l’essere una fondamentale via di trasporto e un pericoloso nemico pronto a colpire, il Brenta è stato teatro d’interminabili scontri tra la florida Padova e la fiorita Venezia. Padova ne aveva sempre fatto un’asse commerciale di assoluta preminenza, su cui trasportare verso il mare legname e lana provenienti dagli altipiani del nord. La città era sorta in una posizione strategica che le permetteva di coltivare una rigogliosa attività commerciale. La campagna circostante al Brenta era tuttavia di natura paludosa e troppo tormentata da continue rotture del fiume perché vi si potessero piantare centri agricoli o commerciali stabili così come accadeva per il resto dei territori padovani. Quelle terre erano piuttosto lasciate alla pesca, alla caccia e ai pascoli.
Per gran parte del Medioevo dovremmo immaginare il paesaggio della Riviera del Brenta come una vasta distesa per lo più salmastra interrotta solamente da vaste aree boschive e pascoli, alcune fortezze militari, mulini, casoni e abbazie. In più occasioni a partire dal X secolo Padova aveva tentato di progettare a suo favore una sistemazione del corso del Brenta per rendere più efficaci i collegamenti con i porti fluviali di Noventa e Camin e aveva speso notevoli energie per arginare le continue esondazioni che rendevano non facile la gestione del territorio limitrofo. Vivi erano anche gli interessi della Chiesa che, nel territorio di pertinenza padovana, controllava i mulini e riscuoteva decime con concessione imperiale. Venezia è, dopo l’anno Mille, una forza marittima di assoluta rilevanza nell’Adriatico e nel Mediterraneo. Il conflitto d’interessi era troppo evidente perché le due città potessero convivere in maniera pacifica sfruttando vicendevolmente le acque preziose dello stesso tratto
terminale del fiume Brenta.
Porto fluviale di Noventa Padovana
Dai documenti è accertato che, fino al 1400, il territorio era compreso fra i beni dei canonici della cattedrale di Padova. Nei secoli XI e XII Noventa fu un porto fluviale di particolare importanza nei collegamenti con Venezia, soprattutto dopo l'escavazione del Canale Piovego, compiuta dal libero comune di Padova tra il 1209 e il 1210, e la costruzione del ponte sul canale. Si trattava di ponte a singola arcata, secondo l'uso medievale, e si trovava al termine di un piccolo bacino a bottiglia in cui stavano infisse le bricole, pali di legno riuniti a due o a tre, tipici della Laguna veneta. Nel 1919 fu eretto l'attuale ponte con le chiuse, e il vecchio cadde in disuso finché fu demolito: resti dei gradini di accesso si possono scorgere lungo l'argine sinistro. La famiglia padovana dei Dalesmanini vi possedeva un castello (villa Vendramin Calergi), che fu probabilmente dimora di Isabella, moglie dell'imperatore Federico II di Svevia. Nel 1239, infatti, il sovrano, ospite per alcuni mesi dei Padovani, si dilettava in battute di caccia proprio a Noventa. La sua posizione, la presenza di corsi d'acqua e la fertilità delle terre attirarono indubbiamente molti facoltosi esponenti della nobiltà padovana, basti pensare che nel XIV secolo il maggior proprietario terriero era Enrico Scrovegni, uomo d'affari e banchiere legato alla cappella omonima affrescata da Giotto. Egli aveva acquistato i possedimenti un tempo appartenuti ai Dalesmanini ma, nel 1331, quando fu esiliato a Venezia, il suo feudo fu ceduto al veneziano Niccolò Foscari.
Ponte dei Graissi
Sul tratto rettilineo che raggiunge la bellissima Riviera del Brenta, è l'unico rimasto in muratura lungo tutto il percorso fluviale da Padova alla laguna e fu costruito originariamente in legno già nel 1143 a seguito dello scavo del primo tratto del Piovego e poi ricostruito nel 1282. Antico ponte dei Graissi o dei Greci, il cui nome sembra derivare dal passaggio del greco Cleonimo, fu sempre fino all’ultima guerra, strategicamente importante per i collegamenti tra Venezia e Padova.
Porta Venezia ( Porta Portello)
Nel Medioevo a Padova veniva chiamato "portello" qualsiasi apertura o porta ricavata nelle vecchie muraglie di difesa della città per far passare uomini e merci dirette ai centri lagunari di Chioggia e di Venezia, oppure alle campagne confinanti, ed è proprio da questa analogia che deriva il nome del popolare quartiere padovano Borgo Portello e l'omonima porta.Fecero questo tragitto viaggiatori famosi come Goldoni, Casanova, Goethe, Stendhal, Canaletto, che ne disegnò una bellissima prospettiva.
Il conflitto d’interessi era troppo evidente perché le due città potessero convivere in maniera pacifica sfruttando vicendevolmente le acque preziose dello stesso tratto terminale del fiume Brenta. Un primo scontro aperto si ebbe nel 1215 allorché i padovani tentarono uno sbocco al mare nei pressi di Chioggia, afflitti dai continui dazi che la Repubblica del leone imponeva loro. Non infrequenti i tagli del fiume che Padova eseguiva per impedire alla città lagunare di risalire le acque del Brenta, così come platealmente effettuò Ezzelino nel 1256. Quasi due secoli di conflitti che terminarono solo nel momento in cui Padova divenne veneziana.
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